In
un epoca di grave crisi economica come quella attuale,
caratterizzata da grande disagio e tragedie (l’ultima quella di Falconara), siamo presi da un senso di impotenza, quasi
consapevoli della nostra incapacità di mutare il nostro destino ormai
indirizzato ad un declino irreversibile che affligge ormai da anni la nostra nazione ed il nostro territorio.
Non vogliamo soffermarci sul
quadro nazionale, peraltro in grande evoluzione ma vorremmo spendere due parole
sulla nostra città.
Un
territorio, quello livornese ove il settore prevalente pare solo quello dei servizi,
incapace di creare poli manifatturieri, come quelli tipici dei Distretti Toscani,
tanto per citare luoghi a noi vicini (citiamo solo quello delle Pelletterie
Fiorentine, che in questi mesi è stato segnalato dalla stampa economica come
una grande eccellenza mondiale, capace di generare ricchezza e occupazione)
Un
territorio, ove l’unico comparto in crescita, quello del turismo,
grazie alla scoperta della Costa degli Etruschi, è ancora gestito in modo
tradizionale ed artigianale (basti pensare che siamo la provincia toscana con
il più’ basso numero di strutture ma con un il più’ alto numero di posti letto,
a dimostrazione che gli investimenti sul mare si fanno solo con gli
appartamenti)
Un
territorio dove dal ‘91 è in atto, un progressivo processo di deindustrializzazione che ha
investito sia l’area livornese ( cantieristica, componentistica d’auto), sia la
Val di Cecina ( chimica ed energia), sia la Val di Cornia (con la drammatica crisi della siderurgia della
Lucchini, La Magona, Seven).
Una
territorio con pochissime aziende innovative, di bassa dimensione,
assolutamente inadeguate ad intraprendere strategie di internazionalizzazione
sui mercati estere, assolutamente necessarie visto il declino della domanda
interna.
Un
territorio con una economia di “
transito”, ove le persone e le merci non trovano utile fermarsi forse
perché la nostra città è brutta e poco attrattiva o forse perché chiusa all’esterno; forse perché’ il porto e
l’economia del mare che ha sempre sostenuto lo sviluppo della città ha impedito
lo sviluppo di altri distretti produttivi degni di questo nome o ancora peggio
forse perché una città troppo divisa.
Un
territorio, non solo assolutamente incapace di attirare giovani volenterosi che vogliono
intraprendere il loro progetto di vita, ma con una societàdemograficamente
vecchia e con un tasso di disoccupazione giovanile tra i piu’ alti d’Italia.
Il risultato finale è sotto gli
occhi di tutti, i settori trainanti cioé
la logistica , i servizi portuali ed un certo tipo di turismo tradizionale sono
quelli caratterizzati da molto spazio ma che assorbono poca occupazione.
Avremmo bisogno invece, accanto ai settori tradizionali, di comparti
avanzati più innovativi a maggiore intensità di occupazione e con un alto
livello di sviluppo tecnologico per poter sfruttare al meglio il nostro
territorio ed il nostro scalo marittimo.
La globalizzazione ci ha
insegnato due cose :
1) La
competizione non è più’ tra singoli individui e aziende ma tra interi territori
2) I
vincoli e le barriere delle vecchie rendite di posizione sono crollati e per
nuotare in mare aperto è necessario essere più bravi, intraprendenti e
competenti.
Conseguenza diretta delle due
affermazioni è che le parti sociali e le istituzioni di un territorio se
vogliono rilanciare lo sviluppo economico devono essere coese su un progetto
chiaro e condiviso per conseguire il benessere sociale, che ovviamente non è
solo PIL ma occupazione, sicurezza, felicità…..
Numerosi sono gli esempi
concreti : ne cito due, uno in un Paese ancora in difficoltà come la Spagna e
uno in un continente che sembra aver invertito positivamente il proprio trend
congiunturale, gli Usa.
Bilbao (unica citta spagnola con un
Pil positivo) che ridisegnando il territorio con importanti progetti architettonici
e culturali ha attivato gia’ da qualche anno importanti flussi turistici.
New
York
che ha rilanciato l’occupazione e lo sviluppo diventando la culla delle “start
up”, cioè delle aziende nuove, ad alto contenuto tecnologico, create da giovani
talenti desiderosi di mettersi in gioco, con un nuovo progetto di vita e di
lavoro.
Quindi,
territori che hanno ritrovato la speranza attraverso una ritrovata capacità di costruzione del futuro attraverso
un progetto chiaro e coeso che ha come leve principali: l’innovazione come
motore di sviluppo, l’apertura verso
l’esterno anche come capacità di attrarre ed integrare culture diverse,
solidarietà verso i piu’ deboli.
Eppure, nella nostra memoria,
questi valori : apertura, innovazione
sono propri della Livorno storica, la città dell’oro del 500 e del 600 sviluppatasi
grazie alla intuizione della famiglia dei Medici.
Apertura,
opportunità per tutti, protezione per i deboli e perseguitati : questi erano i
valori fondanti della Livorno dei Medici.
La
citta’ dell’oro,
cosmopolita e proiettata ai traffici internazionali, sviluppatasi a
diventare gia’ nel 1600 uno dei porti piu’ importanti del Mediterraneo, uno dei
luoghi migliori ove venire a cercare fortuna
che attiro’ intere genti e genie da paesi lontani, non solo umili
e perseguitati ma anche talenti intraprendenti
( cito per esempio i mercanti olandesi) che vedevano il nostro territorio
ideale per costruire il loro progetto di vita (basta fare una passeggiata in
centro per osservare le innumerevoli chiese di culti diversi che risalgono a
quel periodo).
I Medici decisero di fare a
Livorno il porto mediceo, in base ad un progetto che puntava a questa citta’
per l’ottima posizione geografica nel mediterraneo, la bellezza delle nostre
coste con una vista mare e cielo da farla apparire unica.
I Medici, intuirono
l’infrastruttura naturale del nostro Porto, al fine di sfruttarne la
potenzialità per i traffici nel Mediterraneo
I Medici all’insegna
dell’apertura sociale (leggi livornine) ed economica attirarono (come oggi fanno i territori piu’
virtuosi) tante comunità di paesi stranieri,
I Medici che con l’innovazione
sociale ed economica ( basti pensare alle realizzazione del quartiere di
Venezia che all’epoca costituiva un’opera urbanistica ed ingegneristica di
grande valore) portarono questa città ad
essere una dei luoghi architettonici più all’avanguardia del 600 .
Livorno
Medicea, un luogo di progresso, aperto a culture diverse e ideale per vivere.
Valori che sembrano andati
persi nella nostra memoria e la cui mancanza sono la causa del declino non
solo del nostro territorio.
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