lunedì 15 aprile 2013

Livorno dei Medici


In un epoca di grave crisi economica come quella attuale, caratterizzata da grande disagio e tragedie (l’ultima quella di Falconara),  siamo  presi da un senso di impotenza, quasi consapevoli della nostra incapacità di mutare il nostro destino ormai indirizzato ad un declino irreversibile che affligge ormai da anni  la nostra nazione ed il nostro territorio.

Non vogliamo soffermarci sul quadro nazionale, peraltro in grande evoluzione ma vorremmo spendere due parole sulla nostra città.

Un territorio, quello livornese ove il settore prevalente pare solo quello dei servizi, incapace di creare poli manifatturieri, come quelli tipici dei Distretti Toscani, tanto per citare luoghi a noi vicini (citiamo solo quello delle Pelletterie Fiorentine, che in questi mesi è stato segnalato dalla stampa economica come una grande eccellenza mondiale, capace di generare ricchezza e occupazione)

Un territorio, ove l’unico comparto in crescita, quello del turismo, grazie alla scoperta della Costa degli Etruschi, è ancora gestito in modo tradizionale ed artigianale (basti pensare che siamo la provincia toscana con il più’ basso numero di strutture ma con un il più’ alto numero di posti letto, a dimostrazione che gli investimenti sul mare si fanno solo con gli appartamenti)

Un territorio dove dal ‘91 è in atto, un progressivo processo di deindustrializzazione che ha investito sia l’area livornese ( cantieristica, componentistica d’auto), sia la Val di Cecina ( chimica ed energia), sia la Val di Cornia (con  la drammatica crisi della siderurgia della Lucchini, La Magona, Seven).

Una territorio con pochissime aziende innovative, di bassa dimensione, assolutamente inadeguate ad intraprendere strategie di internazionalizzazione sui mercati estere, assolutamente necessarie visto il declino della domanda interna.

Un territorio con una economia  di “ transito”, ove le persone e le merci non trovano utile fermarsi forse perché la nostra città è brutta e poco attrattiva o forse perché  chiusa all’esterno; forse perché’ il porto e l’economia del mare che ha sempre sostenuto lo sviluppo della città ha impedito lo sviluppo di altri distretti produttivi degni di questo nome o ancora peggio forse perché una città troppo divisa.

Un territorio, non solo assolutamente incapace di attirare  giovani volenterosi che vogliono intraprendere il loro progetto di vita, ma con una societàdemograficamente vecchia e con un tasso di disoccupazione giovanile tra i piu’ alti d’Italia.

Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti,  i settori trainanti cioé la logistica , i servizi portuali ed un certo tipo di turismo tradizionale sono quelli caratterizzati da molto spazio ma che assorbono poca occupazione.

Avremmo bisogno invece,  accanto ai settori tradizionali, di comparti avanzati più innovativi a maggiore intensità di occupazione e con un alto livello di sviluppo tecnologico per poter sfruttare al meglio il nostro territorio ed il nostro scalo marittimo.

La globalizzazione ci ha insegnato due cose :

1)       La competizione non è più’ tra singoli individui e aziende ma tra interi territori

2)      I vincoli e le barriere delle vecchie rendite di posizione sono crollati e per nuotare in mare aperto è necessario essere più bravi, intraprendenti e competenti.

Conseguenza diretta delle due affermazioni è che le parti sociali e le istituzioni di un territorio se vogliono rilanciare lo sviluppo economico devono essere coese su un progetto chiaro e condiviso per conseguire il benessere sociale, che ovviamente non è solo PIL ma occupazione, sicurezza, felicità…..

Numerosi sono gli esempi concreti : ne cito due, uno in un Paese ancora in difficoltà come la Spagna e uno in un continente che sembra aver invertito positivamente il proprio trend congiunturale, gli Usa.

 Bilbao (unica citta spagnola con un Pil positivo) che ridisegnando il territorio con importanti progetti architettonici e culturali ha attivato gia’ da qualche anno importanti flussi turistici.

New York che ha rilanciato l’occupazione e lo sviluppo diventando la culla delle “start up”, cioè delle aziende nuove, ad alto contenuto tecnologico, create da giovani talenti desiderosi di mettersi in gioco, con un nuovo progetto di vita e di lavoro.

Quindi, territori che hanno ritrovato la speranza attraverso una ritrovata  capacità di costruzione del futuro attraverso un progetto chiaro e coeso che ha come leve principali: l’innovazione come motore di sviluppo,  l’apertura verso l’esterno anche come capacità di attrarre ed integrare culture diverse, solidarietà verso i piu’ deboli.

Eppure, nella nostra memoria, questi valori : apertura, innovazione  sono  propri della  Livorno storica,  la città dell’oro del 500 e del 600 sviluppatasi grazie alla intuizione della famiglia dei Medici.

Apertura, opportunità per tutti, protezione per i deboli e perseguitati : questi erano i valori fondanti della Livorno dei Medici.

La citta’ dell’oro,  cosmopolita e proiettata ai traffici internazionali, sviluppatasi a diventare gia’ nel 1600 uno dei porti piu’ importanti del Mediterraneo, uno dei luoghi migliori ove venire a cercare fortuna  che  attiro’ intere  genti e genie da paesi lontani, non solo umili e perseguitati  ma anche talenti intraprendenti ( cito per esempio i mercanti olandesi) che vedevano il nostro territorio ideale per costruire il loro progetto di vita (basta fare una passeggiata in centro per osservare le innumerevoli chiese di culti diversi che risalgono a quel periodo).

I Medici decisero di fare a Livorno il porto mediceo, in base ad un progetto che puntava a questa citta’ per l’ottima posizione geografica nel mediterraneo, la bellezza delle nostre coste con una vista mare e cielo da farla apparire unica.

I Medici, intuirono l’infrastruttura naturale del nostro Porto, al fine di sfruttarne la potenzialità per i traffici nel Mediterraneo

I Medici all’insegna dell’apertura sociale (leggi livornine) ed economica  attirarono (come oggi fanno i territori piu’ virtuosi) tante comunità di paesi stranieri,

I Medici che con l’innovazione sociale ed economica ( basti pensare alle realizzazione del quartiere di Venezia che all’epoca costituiva un’opera urbanistica ed ingegneristica di grande valore)  portarono questa città ad essere una dei luoghi architettonici più all’avanguardia del 600 .

Livorno Medicea, un luogo di progresso, aperto a culture diverse e ideale per vivere.

Valori che sembrano andati persi nella nostra memoria e la cui mancanza sono la causa del declino non solo  del nostro territorio.

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