sabato 30 marzo 2013

Livorno e le sue enormi potenzialità: le persone che già ci sono





Il passato nel nostro Paese – e nella nostra città – cosa ha visto? Una occupazione di alcune forze partitiche degli spazi di affermazione culturale e di esercizio del potere. Nelle istituzioni nazionali e locali si è verificata una “gestione della cosa pubblica” degli esponenti che più si adeguavano alla corrente di pensiero o di pressione del gruppo più forte (se non addirittura della persona più forte: ci sono nel panorama non a caso i partiti-persona). Questo, non significa “fare di tutta l’erba un fascio”. Sarà la storia a dirci l’esatta verità.

Dall’orizzonte planetario e nazionale passiamo a trattare i temi che interessano esclusivamente la città labronica.

Per l’aspetto culturale cosa si può fare? Il discorso è complesso e qualsiasi “nuovo intervento” non può avere la presunzione di annullare le “cose fatte” e soprattutto gli errori che ci porteremo dietro per tanto tempo.

Pensiamo alle scelte di urbanistica e di politiche sociali di integrazione. Se è vero come è vero che Livorno dal punto di vista dell’aspetto urbanistico (la Porta a Mare che non doveva essere un concentrato di nuove abitazioni) e dal punto di vista dell’inserimento dei cittadini provenienti da altri Paesi (pensiamo a all’occupazione di buona parte di un intero quartiere da parte degli extra-comunitari: la parte a ridosso di piazza della Repubblica), allora vediamo che l’intervento di una innovazione culturale si presenta difficile.

La cultura non è qualcosa di distaccato dagli altri aspetti della realtà: la cultura si sviluppa dentro gli spazi cittadini (urbanistica) e dentro la armonia o la conflittualità degli aggloromerati urbani (centro e periferie), che non possono – o meglio, non avrebbero dovuti essere lasciati al caso. L’urbanistica di una città che si è spostata verso la Porta a Terra per una ben precisa scelta politica locale, con il conseguimento “impoverimento” del centro città e non solo (scomparsa di negozi, di proposte concrete di vivibilità, di cinema che si sono chiusi, ecc…), è una realtà che non si può disconoscere.

A Livorno ci sono realtà (organizzazioni, movimenti, comitati…) che stanno studiando gli errori del passato. Dovremmo fare un’opera di sintesi e di sinergia con questi studi e con le denunce che in questi anni si sono levate nel dibattito politico e culturale nella nostra città. Ma la denuncia serve per delineare, prefigurare, elaborare una “nuova” idea per la Livorno del futuro.

Sono chiuse o stanno chiudendo tante aziende. Questa realtà dovrà esser affrontata con decisione da una specie di nuova Classe dirigente locale che abbia la forza di ereditare le scelte passate per andare a promuovere nuovi modi per “creare occupazione”.

A livello culturale, si può proporre qualcosa subito, al di là della complessità delle scelte politiche future?

Le risorse finanziarie sono diminuite o sono scomparse (vediamo se la ripresa mondiale viene o tarda, e non dipende ovviamente solo da noi). Ma la scommessa per una Città che vuole puntare sui suoi giovani non può star a elencare solo gli “errori del passato”. La pergamena non è caduta ai Quattro Mori per colpa della Merkel.

Ho un sogno. Aiutare le persone che già sono presenti nella cultura cittadina. Marco Bertini (esponente culturale), Claudio Marmugi (comico), Silvia Menicagli (studiosa). Il presidente della Fondazione Goldoni Bertini è una persona che si è impegnata nel promuovere la cultura a Livorno, una cultura non solo di élite e non solo popolare. Mi ricordo a gennaio i docenti del Corpo del Ballo di Parigi giunti nel Teatro Goldoni a condurre uno stage per giovani ballerini, venuti da tutta Italia: Livorno in quei giorni sembrava una specie di piccola capitale della danza. Ho visto di persona la bravura dei docenti francesi. Il mondo che viene a Livorno; che bella idea. 

Claudio Marmugi un semplice ma bravo comico visto da me al Teatro Cral Eni di viale Ippolito Nievo che si è distinto, da tempo, nel creare un gruppo presente sulle scene. Silvia Menicagli studiosa delle Terme del Corallo, che si batte da anni per salvare questo bel patrimonio livornese.

Mi sembra di sentire già i soliti benpensanti: “E questo qui vuol salvare Livorno con i sogni?”. Le persone che ho citato  – scusate signori benpensanti – sono persone che da anni danno il loro contributo di idee, passionalità e forza. Sarà un “piccolo” contributo. Ma non mi sembra che la Politica livornese di questi ultimi anni si sia accorta di loro. Ripartiamo da chi ha già scommesso su Livorno, e i nomi che ho citato sono solo tre esponenti.  Marco, Claudio e Silvia rappresentano tanti altri che per ora non nomino… ma che esistono, qui e ora nelle piazze, nelle aule scolastiche, nei vari laboratori presenti in città. 

Aspettano solo di essere valorizzati. E’ questa l’idea, antica e sempre nuova: partire da quello che abbiamo e metterlo nel piatto con competenza e professionalità. Lo sanno negli Usa che la prima Santa americana si è convertita a Livorno? Lo sanno in Europa che abbiamo una bella Chiesa degli Olandesi, che fa vergogna a vedere e che se ce l’avessero a Pistoia sarebbe famosa in Europa? Lo sanno nel mondo che a Livorno c’è una via con tre chiese? E’ via della Madonna (andate a vedere e spieghiamolo ai turisti che mangiano il gelato, oltrechè metterlo sul depliant insieme al biglietto dei croceristi che sbarcano a Livorno e scappano a Firenze).

I Medici fecero il “Porto franco” e tutti i Popoli vennero a Livorno. A me sembra che ora stiano tutti andando via. Abbiamo le risorse per invertire la rotta. Dobbiamo credere negli uomini e nelle donne che ci sono e “ascoltare” quello che ci dice la città. Come dice Enzo Iannacci, “bisogna avere orecchio”. Io sono pronto ad ascoltare. Lo faccio da anni con i bambini della scuola elementare. E non è tempo perso.

Livorno, 30 marzo 2013                                                                                        Fabio  Papini

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