Il passato nel nostro Paese – e
nella nostra città – cosa ha visto? Una occupazione di alcune forze
partitiche degli spazi di affermazione culturale e di esercizio del potere.
Nelle istituzioni nazionali e locali si è verificata una “gestione della cosa
pubblica” degli esponenti che più si adeguavano alla corrente di pensiero o di
pressione del gruppo più forte (se non addirittura della persona più forte: ci
sono nel panorama non a caso i partiti-persona). Questo, non significa “fare di
tutta l’erba un fascio”. Sarà la storia a dirci l’esatta verità.
Dall’orizzonte planetario e
nazionale passiamo a trattare i temi che interessano esclusivamente la città
labronica.
Per l’aspetto culturale cosa si
può fare? Il discorso è complesso e qualsiasi “nuovo intervento” non può avere
la presunzione di annullare le “cose fatte” e soprattutto gli errori che ci
porteremo dietro per tanto tempo.
Pensiamo alle scelte di
urbanistica e di politiche sociali di integrazione. Se è vero come è vero che
Livorno dal punto di vista dell’aspetto urbanistico (la Porta a Mare che non
doveva essere un concentrato di nuove abitazioni) e dal punto di vista
dell’inserimento dei cittadini provenienti da altri Paesi (pensiamo a all’occupazione
di buona parte di un intero quartiere da parte degli extra-comunitari: la
parte a ridosso di piazza della Repubblica), allora vediamo che l’intervento di
una innovazione culturale si presenta difficile.
La cultura non è qualcosa di distaccato
dagli altri aspetti della realtà: la cultura si sviluppa dentro gli
spazi cittadini (urbanistica) e dentro la armonia o la conflittualità degli
aggloromerati urbani (centro e periferie), che non possono – o meglio, non
avrebbero dovuti essere lasciati al caso. L’urbanistica di una città che si è
spostata verso la Porta a Terra per una ben precisa scelta politica locale, con
il conseguimento “impoverimento” del centro città e non solo (scomparsa di
negozi, di proposte concrete di vivibilità, di cinema che si sono chiusi,
ecc…), è una realtà che non si può disconoscere.
A Livorno ci sono realtà
(organizzazioni, movimenti, comitati…) che stanno studiando gli errori del
passato. Dovremmo fare un’opera di sintesi e di sinergia con questi studi e con
le denunce che in questi anni si sono levate nel dibattito politico e culturale
nella nostra città. Ma la denuncia serve per delineare, prefigurare, elaborare
una “nuova” idea per la Livorno del futuro.
Sono chiuse o stanno chiudendo
tante aziende. Questa realtà dovrà esser affrontata con decisione da una specie
di nuova Classe dirigente locale che abbia la forza di ereditare le scelte
passate per andare a promuovere nuovi modi per “creare occupazione”.
A livello culturale, si può
proporre qualcosa subito, al di là della complessità delle scelte politiche
future?
Le risorse finanziarie sono
diminuite o sono scomparse (vediamo se la ripresa mondiale viene o tarda, e non
dipende ovviamente solo da noi). Ma la scommessa per una Città che vuole
puntare sui suoi giovani non può star a elencare solo gli “errori del passato”.
La pergamena non è caduta ai Quattro Mori per colpa della Merkel.
Ho un sogno. Aiutare le persone
che già sono presenti nella cultura cittadina. Marco Bertini (esponente
culturale), Claudio Marmugi (comico), Silvia Menicagli (studiosa). Il
presidente della Fondazione Goldoni Bertini è una persona che si è impegnata
nel promuovere la cultura a Livorno, una cultura non solo di élite e non solo
popolare. Mi ricordo a gennaio i docenti del Corpo del Ballo di Parigi giunti
nel Teatro Goldoni a condurre uno stage per giovani ballerini, venuti da tutta
Italia: Livorno in quei giorni sembrava una specie di piccola capitale della
danza. Ho visto di persona la bravura dei docenti francesi. Il mondo che viene a
Livorno; che bella idea.
Claudio Marmugi un semplice ma
bravo comico visto da me al Teatro Cral Eni di viale Ippolito Nievo che si è
distinto, da tempo, nel creare un gruppo presente sulle scene. Silvia Menicagli
studiosa delle Terme del Corallo, che si batte da anni per salvare questo bel
patrimonio livornese.
Mi sembra di sentire già i soliti
benpensanti: “E questo qui vuol salvare Livorno con i sogni?”. Le persone che
ho citato – scusate signori benpensanti
– sono persone che da anni danno il loro contributo di idee, passionalità e
forza. Sarà un “piccolo” contributo. Ma non mi sembra che la Politica livornese
di questi ultimi anni si sia accorta di loro. Ripartiamo da chi ha già
scommesso su Livorno, e i nomi che ho citato sono solo tre esponenti. Marco, Claudio e Silvia rappresentano tanti
altri che per ora non nomino… ma che esistono, qui e ora nelle piazze, nelle
aule scolastiche, nei vari laboratori presenti in città.
Aspettano solo di essere
valorizzati. E’ questa l’idea, antica e sempre nuova: partire da quello che
abbiamo e metterlo nel piatto con competenza e professionalità. Lo sanno negli
Usa che la prima Santa americana si è convertita a Livorno? Lo sanno in Europa
che abbiamo una bella Chiesa degli Olandesi, che fa vergogna a vedere e che se
ce l’avessero a Pistoia sarebbe famosa in Europa? Lo sanno nel mondo che a
Livorno c’è una via con tre chiese? E’ via della Madonna (andate a vedere e
spieghiamolo ai turisti che mangiano il gelato, oltrechè metterlo sul depliant
insieme al biglietto dei croceristi che sbarcano a Livorno e scappano a
Firenze).
I Medici fecero il “Porto franco”
e tutti i Popoli vennero a Livorno. A me sembra che ora stiano tutti andando
via. Abbiamo le risorse per invertire la rotta. Dobbiamo credere negli uomini e
nelle donne che ci sono e “ascoltare” quello che ci dice la città. Come dice
Enzo Iannacci, “bisogna avere orecchio”. Io sono pronto ad ascoltare. Lo faccio
da anni con i bambini della scuola elementare. E non è tempo perso.
Livorno, 30 marzo 2013 Fabio Papini
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